La certificazione di gruppo, grande novità del nuovo Regolamento (UE) 848/2018, offre ampi margini di crescita anche in realtà ancora poco esplorate. Proprio in Italia, sono da menzionare i bio-distretti, aree geografiche in cui “agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo”.

 

Si tratta di vere e proprie aree locali d’eccellenza in cui promozione di prodotti biologici e valorizzazione del territorio si legano indissolubilmente per accrescere potenziale economico, sociale e culturale.

 

Nel biennio 2019-2020 la nascita dei bio-distretti ha coinvolto ben 646 comuni, ricoprendo una superficie di oltre 34.000 km quadrati, pari all’11% di tutto il suolo nazionale.

Il sorgere di molti altri bio-distretti potrebbe fortemente contribuire alla diffusione dell’agricoltura biologica, il che potrebbe quindi far raggiungere gli obiettivi auspicati dal Green Deal e dalla collegata strategia Farm to Fork. Tra questi si evidenzia che “almeno il 10% dei terreni agricoli sia destinato ad elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità” e che “almeno il 25% della superficie agricola dell’UE sia investita a agricoltura biologica” entro il 2030.

 

Oltre a giocare un ruolo sociale molto importante all’interno delle comunità locali, i bio-distretti potrebbero inoltre diventare un volano per promuovere la certificazione di gruppo dei prodotti biologici. Un’elevata concentrazione di aziende biologiche all’interno del bio-distretto potrebbe, infatti, rendere i processi di ispezione più agili e garantire la conformità degli operatori bio.

È per il mondo, per la società, per l’economia e per l’ambiente che speriamo nascano sempre più bio-distretti.

 

Il Portale dei distretti biologici ha pubblicato una mappa di tutti i bio-distretti europei. Scoprili tutti cliccando su questo link.